La pesca a strascico

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La pesca a strascico è una delle tecniche di pesca più utilizzate a livello globale, ma anche una delle più criticate per il suo impatto sull’ambiente marino. Questo metodo consiste nel trainare una grande rete lungo il fondo del mare o nelle acque medie per catturare specie bentoniche. La rete, mantenuta aperta da due portelloni laterali (divergenti), permette di coprire una vasta area, intrappolando ogni creatura marina che si trova lungo il suo percorso. Tra le specie più comunemente catturate attraverso la pesca a strascico vi sono i merluzzi, i gamberetti, gli scampi, le sogliole e altre prede di grande interesse commerciale.

Il cuore di questa tecnica è una grande rete conica, progettata per intrappolare pesci e altre specie marine mentre viene trascinata dietro una barca. Esistono due principali varianti di questo metodo: la pesca a strascico di fondo, che avviene a contatto con il fondale marino, e la pesca a strascico pelagica, o di mezz’acqua, che si svolge tra la superficie e il fondo.

Dal punto di vista tecnico, la rete utilizzata nella pesca a strascico è divisa in tre sezioni principali. La parte anteriore, chiamata bocca della rete, è la sezione più ampia e aperta, progettata per guidare i pesci all’interno. A seguire, c’è il corpo della rete, una parte a forma di cono che si restringe progressivamente verso la parte posteriore. Infine, la parte terminale, nota come sacco, è dove si accumulano i pesci catturati.

Le dimensioni della rete variano a seconda del tipo di preda e dell’ambiente in cui si pesca, ma generalmente coprono una vasta area per massimizzare le catture. Le reti da strascico sono spesso rinforzate con cavi d’acciaio e dotate di pesi sul fondo, che aiutano a mantenere la rete a contatto con il fondale marino. La parte superiore della rete è invece dotata di galleggianti, che aiutano a mantenerla aperta e sollevata.

Un aspetto cruciale della pesca a strascico è l’uso dei cosiddetti “portelloni” o paratie, due pesanti pannelli di metallo posizionati ai lati della rete. Questi portelloni fungono da ali e hanno il compito di mantenere la bocca della rete spalancata mentre viene trainata dalla barca. Sono essenziali per garantire che la rete rimanga aperta anche durante il movimento e possa coprire la massima area possibile.

Una barca per la pesca a strascico

Il processo di trascinamento avviene attraverso cavi metallici di diverse lunghezze, chiamati “cavi di traino”, che collegano la rete alla barca. Questi cavi sono controllati attraverso argani motorizzati che permettono di regolare la profondità e la tensione della rete. La lunghezza dei cavi varia a seconda della profondità e del tipo di pesca: nella pesca di fondo, i cavi devono essere sufficientemente lunghi per consentire alla rete di rimanere in contatto con il fondale, mentre nella pesca pelagica la rete viene tenuta a una certa distanza dal fondo per catturare specie che vivono in acque intermedie.

Un’altra componente importante è il sistema di monitoraggio e controllo. I moderni pescherecci a strascico utilizzano sistemi sonar avanzati e telecamere subacquee per monitorare la posizione e il comportamento della rete durante la pesca. Questi strumenti permettono di controllare l’aderenza della rete al fondale, di evitare ostacoli e di rilevare la presenza di banchi di pesci, aumentando l’efficienza delle operazioni. Inoltre, dispositivi elettronici collegati alla rete forniscono informazioni in tempo reale sulla profondità e sulla distanza tra la rete e la barca, consentendo ai pescatori di ottimizzare le catture.

La pesca del merluzzo

Il merluzzo è una delle specie ittiche più ricercate nel mondo della pesca commerciale. È particolarmente apprezzato per la sua carne bianca e delicata, e costituisce una delle basi alimentari di molte culture in Europa e Nord America. Storicamente, la pesca del merluzzo ha rappresentato una delle attività economiche più importanti in regioni come il Nord Atlantico, con nazioni come la Norvegia, l’Islanda e il Canada che hanno sviluppato interi settori economici intorno a questa risorsa.

La pesca a strascico è uno dei metodi più utilizzati per catturare il merluzzo. Tuttavia, questa tecnica ha contribuito in maniera significativa al declino delle popolazioni di merluzzo in varie parti del mondo, in particolare nell’Atlantico nordoccidentale.

Negli anni ’90, la pesca intensiva del merluzzo al largo delle coste canadesi portò a un collasso delle popolazioni, obbligando il governo a imporre una moratoria sulla pesca del merluzzo per proteggere le rimanenti riserve. Questo evento drammatico mise in evidenza la necessità di adottare pratiche di pesca più sostenibili per evitare l’esaurimento delle risorse marine.

Negli ultimi anni, sono stati fatti tentativi per gestire meglio la pesca del merluzzo attraverso l’introduzione di quote, l’uso di attrezzi meno distruttivi e la creazione di aree marine protette. Tuttavia, la pressione esercitata da una crescente domanda globale e dall’uso continuativo della pesca a strascico rende difficile il recupero delle popolazioni di merluzzo in molte aree.

La pesca dei gamberetti

I gamberetti rappresentano un’altra importante preda per la pesca a strascico, con una domanda in continua crescita nei mercati internazionali. Questi crostacei, molto richiesti sia nei ristoranti che nei supermercati, sono uno degli ingredienti più versatili della cucina globale. La pesca dei gamberetti si svolge principalmente in aree costiere e può avvenire sia in acque temperate che tropicali.

La pesca a strascico dei gamberetti, in particolare nelle zone tropicali, è particolarmente controversa. Uno dei principali problemi è l’alto tasso di bycatch, ovvero la cattura accidentale di altre specie marine durante il processo di pesca. Per ogni chilo di gamberetti catturati, infatti, possono essere prelevati fino a dieci chili di altre specie, molte delle quali non hanno valore commerciale e vengono rigettate in mare, spesso già morte. Questo spreco di risorse ha un impatto devastante sugli ecosistemi marini, portando alla riduzione delle popolazioni di molte specie vulnerabili.

Per mitigare questi effetti, in alcuni paesi sono state introdotte tecnologie come dispositivi di esclusione delle tartarughe (TED, Turtle Excluder Devices), che permettono a questi animali di sfuggire dalle reti durante la pesca dei gamberetti. Tuttavia, l’adozione di queste misure non è uniforme a livello globale, e in molte aree la pesca a strascico dei gamberetti continua a essere una delle forme di pesca più distruttive.

Altre prede della pesca a strascico

Oltre ai merluzzi e ai gamberetti, la pesca a strascico prende di mira altre specie marine. Tra queste, vi sono il nasello, il sogliola, la rana pescatrice e molti tipi di crostacei e molluschi. Questo tipo di pesca è particolarmente efficace nel catturare specie che vivono vicino o sul fondo del mare, ma il suo impatto si estende ben oltre le specie bersaglio.

Un aspetto particolarmente preoccupante della pesca a strascico è il danno arrecato agli ecosistemi bentonici, cioè quelli che si trovano sul fondale marino. Le reti da strascico, che vengono trascinate sul fondo, possono distruggere habitat delicati come le barriere coralline e le praterie di fanerogame, che forniscono rifugio e nutrimento a molte specie marine. La distruzione di questi habitat ha conseguenze a lungo termine, poiché può richiedere decenni, se non secoli, affinché si ripristinino completamente.

Un altro problema legato alla pesca a strascico è la sovrapesca, ovvero la cattura eccessiva di specie prima che abbiano avuto il tempo di riprodursi. Questo fenomeno non solo riduce le popolazioni di pesce a livelli critici, ma può anche alterare la struttura e la funzionalità degli ecosistemi marini, portando a un declino della biodiversità.

L’impatto ambientale e le sfide future

La pesca a strascico ha un impatto significativo sull’ambiente marino, ma allo stesso tempo svolge un ruolo cruciale nell’economia globale. L’industria della pesca impiega milioni di persone in tutto il mondo e fornisce una fonte essenziale di proteine per molte comunità. Tuttavia, la crescente consapevolezza dell’impatto ecologico della pesca a strascico ha portato a una maggiore pressione per rendere questa pratica più sostenibile.

Uno dei modi in cui si sta cercando di limitare l’impatto della pesca a strascico è attraverso l’istituzione di aree marine protette. Queste aree sono zone in cui la pesca è vietata o strettamente regolamentata, permettendo agli ecosistemi di rigenerarsi e alle popolazioni di pesce di riprendersi. Studi hanno dimostrato che le aree marine protette possono portare a un aumento delle popolazioni di pesce all’interno dei loro confini e a un effetto positivo sulle zone circostanti, attraverso il cosiddetto “effetto spillover”, in cui il pesce si sposta dalle aree protette a quelle circostanti.

Un altro approccio è l’introduzione di attrezzi da pesca più selettivi e meno distruttivi. Ad esempio, reti progettate per catturare solo specie specifiche o dispositivi che permettono di ridurre la cattura accidentale di specie non bersaglio. Sebbene queste tecnologie siano promettenti, la loro implementazione su larga scala richiede investimenti significativi e una forte volontà politica.

Infine, vi è la necessità di una migliore gestione delle risorse ittiche a livello globale. Questo implica la cooperazione tra nazioni e l’introduzione di quote di pesca rigorose basate su dati scientifici. Molte nazioni hanno già iniziato a introdurre sistemi di gestione delle risorse marine più sostenibili, ma in molte altre parti del mondo la pesca rimane scarsamente regolamentata.

Il futuro della pesca a strascico

Guardando al futuro, il destino della pesca a strascico dipenderà dalla capacità dell’industria di adattarsi a un mondo sempre più consapevole delle sfide ambientali. Da un lato, ci sono forti pressioni economiche per mantenere questo metodo di pesca, in quanto rappresenta una fonte di reddito importante per molte comunità costiere. Dall’altro, l’evidenza scientifica suggerisce che senza una gestione sostenibile, la pesca a strascico rischia di compromettere gravemente gli ecosistemi marini e, a lungo termine, la stessa industria della pesca.

In questo contesto, la tecnologia potrebbe giocare un ruolo fondamentale. L’introduzione di nuove tecnologie che riducono l’impatto ambientale della pesca a strascico e migliorano la selettività delle catture potrebbe rappresentare una soluzione per bilanciare la necessità economica con la conservazione ambientale. Inoltre, l’educazione e la consapevolezza dei consumatori sono cruciali. Scelte alimentari consapevoli, come l’acquisto di prodotti ittici certificati e sostenibili, possono contribuire a incentivare pratiche di pesca più responsabili.

In conclusione, la pesca a strascico è una tecnica di pesca altamente efficace, ma con un impatto ambientale significativo. Se gestita in modo sostenibile, potrebbe continuare a svolgere un ruolo importante nell’economia globale. Tuttavia, la sua sopravvivenza a lungo termine dipenderà dalla capacità dell’industria e dei governi di trovare un equilibrio tra esigenze economiche e responsabilità ambientale.

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