PESCE SPADA: IL GOVERNO FA RICORSO CONTRO LE QUOTE DI PESCA CONCESSE ALL’ITALIA.

GREENPEACE: «MOSSA VERGOGNOSA, CHI PESCA ILLEGALMENTE VA PUNITO E NON TUTELATO»

ROMA, 03.11.17 –  Greenpeace definisce vergognosa la mossa del governo di ricorrere alla Corte di Giustizia europea contro la decisione della Commissione Ue che ha stabilito le quote di pesca del pesce spada, prevedendo un limite ai quantitativi massimi di pesca per la nostra flotta. La scelta dell’Ue è semplice: tra il 2010 e il 2011 le statistiche sulle catture italiane di pesce spada sono state viziate da pratiche illegali con le reti derivanti, pertanto la quota attribuita ai nostri pescatori per il 2017 risulta inferiore rispetto a quanto il nostro governo si aspettava.

Come dimostrano le immagini – girate con telecamere nascoste da Greenpeace tra settembre e ottobre 2016 – e l’approfondimento “L’ultima bufala italiana sulla pesca illegale del pesce spada”, diffusi oggidall’organizzazione ambientalista, il problema della pesca e vendita illegale di pesce spada è noto, diffuso e confermato da numerosi sequestri e sanzioni comminati per il commercio illegale e l’utilizzo di reti derivanti illegali (note come “spadare”, i muri della morte), l’attrezzo di pesca più utilizzato dai pirati del mare a caccia di spada e tonni.

«Invece di investire tempo e risorse per aumentare i controlli e gestire meglio la pesca di questa specie in forte declino, il ministro Martina e il governo fanno campagna elettorale svendendo il pesce a vantaggio della pesca illegale e a discapito dei i pescatori onesti e delle risorse comuni», dichiara Serena Maso, campagna Mare di Greenpeace.

Pratiche illegali, anche reiterate, sono note da anni e continuano ancora a verificarsi. Si conoscono i porti, i pescherecci e i trucchi usati dai pescatori disonesti. Nel 2012 ad esempio, la Commissione Ue, proprio alla luce delle irregolarità riscontrate, per ovviare alle (decennali) carenze del sistema italiano sui controlli, ha deciso di adottare un piano d’azione specifico per l’Italia, pensato soprattutto per intervenire sulle attività di pesca del pesce spada e del tonno, due delle specie più pregiate e ambite dai pescatori e dal mercato, anche quello nero.

«È pericoloso e preoccupante che il governo sottovaluti il problema e gli impatti ambientali della pesca illegale del pesce spada, compresi i suoi legami con la criminalità», continua Maso. «Ci auguriamo che questo vergognoso ricorso venga respinto, e ci rivolgiamo all’Unione Europea per chiedere che non solo che vengano fatti ulteriori accertamenti sulle campagne di pesca successive al 2011, ma che venga anche revocata l’autorizzazione di pesca e l’accesso ai fondi pubblici ai pescatori che hanno pescato illegalmente, così come previsto dalla legge», conclude Maso.

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Una risposta

  1. Senza ulteriori sproloqui, bisogna fare dei controlli un esempio per tutta l’Europa. Dire ancora oggi che si pesca, si caccia, si vende, si produce illegalmente, è una vergogna per le nostre istituzioni. Si trova la “Neonata” sui banchi dei pescivendoli e la si vende snobbando le leggi che ne proibiscono la cattura e la vendita; si pesca il “Pulcinella”, come viene chiamato da noi il pescespada che non supera i 2-3 chili di peso, quando la legge ne proibisce severamente la cattura e la vendita. Insomma, si fa di tutto illegalmente e gli interventi sono talmente pochi da fare storia.

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