Pesci abissali: nelle tenebre degli oceani

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Pesci Abissali
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I pesci abissali abitano le profondità degli oceani, a oltre 200 metri di profondità, dove la luce solare non penetra. Queste creature hanno sviluppato adattamenti unici per sopravvivere in ambienti estremi, come la pressione elevata e le basse temperature. Tra i pesci abissali più noti ci sono il pesce lanterna, il pesce ghiaccio e il pesce angelo. Queste specie sono spesso caratterizzate da colori tenui, forme strane e, in alcuni casi, bioluminescenza. La loro scoperta e studio offrono preziose informazioni sull’evoluzione e la biodiversità degli ecosistemi marini.

Le profondità marine celano segreti affascinanti e creature misteriose, tra le quali i pesci abissali emergono come autentici protagonisti di questo incredibile regno sottomarino. In questo articolo, esploreremo le peculiarità di queste affascinanti creature, focalizzandoci su categorie come i pesci abissali giganti, il diavolo nero dei fondali oceanici, i fantastici pesci abissali luminosi e molto altro. Lasciatevi trasportare in un viaggio nelle profondità sconosciute del nostro pianeta, scoprendo le specie di pesce abissale che popolano il buio abissale.

Il Mondo Misterioso dei Pesci Abissali

I pesci abissali, come il loro nome suggerisce, sono adattati a vivere nelle regioni più profonde degli oceani, dove la luce solare non riesce ad arrivare. Questi pesci straordinari hanno sviluppato caratteristiche uniche per sopravvivere in un ambiente così estremo e sconosciuto. Tra le specie più affascinanti, spicca il pesce abissale, una categoria che include creature di varie dimensioni, forme e comportamenti.

Un Mondo Sconosciuto

Le profondità marine coprono oltre il 60% del nostro pianeta e rimangono in gran parte inesplorate. La pressione in queste acque può superare i 1000 atmosfere, e le temperature sono frequentemente sotto i 4°C. Nonostante queste condizioni estreme, i pesci abissali prosperano, mostrando una varietà di forme e comportamenti.

Caratteristiche dei Pesci Abissali

I pesci abissali possiedono caratteristiche fisiche uniche per adattarsi all’ambiente. Ecco alcune delle loro peculiarità:

  • Bioluminescenza: Molti pesci abissali, come il pesce lanterna, sono in grado di produrre luce grazie a speciali organi chiamati fotofori. Questa bioluminescenza serve a vari scopi, tra cui l’attrazione delle prede e la comunicazione con i propri simili.
  • Corpi Morbidi: A causa della pressione esterna, i pesci abissali tendono ad avere corpi più morbidi e flessibili rispetto ai pesci di superficie. Questo aiuta a ridurre lo stress meccanico causato dalla pressione.
  • Fame Insaziabile: Molti pesci abissali presentano bocche ampie e denti affilati per catturare prede di grandi dimensioni. La loro dieta è prevalentemente carnivora e si nutrono di piccoli pesci, crostacei e organismi planctonici.

La Biodiversità dei Pesci Abissali

Tra le specie più affascinanti ci sono:

  • Pesce Lanterna (Myctophidae): Questo pesce è noto per i suoi organi bioluminescenti e vive in acque profonde, utilizzando la luce per attirare prede.
  • Pesce Angelo (Opistoteuthis): Conosciuto anche come pesce angelo della profondità, ha un corpo gelatinosa e può cambiare colore per mimetizzarsi nell’ambiente.
  • Pesce Drago (Grammatostomias): Dotato di una bocca gigantesca e denti affilati, è un predatore astuto e affascinante delle profondità.

I Giganti delle Profondità Marine

I pesci abissali giganti rappresentano uno degli aspetti più affascinanti e spaventosi delle profondità oceaniche. Queste creature maestose, alcune delle quali raggiungono dimensioni sorprendenti, sono adattate a vivere in un ambiente dove la pressione è estrema e le risorse sono limitate. Tra le specie più imponenti, troviamo il “Diavolo Nero”, un pesce abissale gigante noto per la sua presenza negli abissi del mare. Questo maestoso predatore sfida la natura stessa delle profondità marine.

Il Diavolo Nero: Il Re delle Profondità

melanoceto

Il diavolo nero (melanoceto), una delle creature più temibili tra i pesci abissali, è noto per la sua pelle scura e la capacità di cacciare abilmente nel buio totale.

Pesce Fantasma Abissale: Illuminando il Buio

Tra le specie di pesce abissale più affascinanti, troviamo il pesce fantasma abissale, un vero e proprio spettacolo luminoso delle profondità marine. Questi pesci sono dotati di organi bioluminescenti, che producono luce per attirare prede o comunicare tra loro. L’adattamento a emettere luce propria rappresenta una delle strategie più interessanti sviluppate da questi pesci per sopravvivere nell’oscurità totale delle profondità oceaniche.

Pesci Abissali nel Cuore dello Stretto di Messina

Nello Stretto di Messina, un fenomeno unico al mondo noto come “spiaggiamento” si verifica grazie al particolare regime idrodinamico di questa zona. In determinati giorni dell’anno, durante il massimo della corrente montante e il vento di scirocco, esemplari di pesci batipelagici, comunemente chiamati “abissali”, vengono trovati sulla riva del litorale messinese prima del sorgere del sole. Questo fenomeno ha attratto nel corso dei secoli numerosi studiosi, rendendo questo tratto di mare noto come “il paradiso dello zoologo”.

I pesci abissali presentano un aspetto “mostruoso” caratterizzato da grandi occhi, denti aguzzi e organi luminosi chiamati fotofori. Grazie alla reazione tra luciferina e luciferasi, questi fotofori emettono luce fredda, svolgendo diverse funzioni come attirare prede, difendersi e attrarre partner sessuali. I fotofori sono anche cruciali nella classificazione dei Mictofidi, a volte rappresentando l’unico mezzo di identificazione. Tra le specie che più comunemente spiaggiano nella zona dello Stretto di Messina ci sono il pesce “accetta” (Argyropelecus hemigymnus), la “vipera” di mare (Chauliodus sloani) e vari mictofidi (Hygophum benoiti o Mictophum punctatum), noti localmente come “Pisci diavulu” (pesci diavolo) a causa del loro aspetto impressionante.

Mostri della Fossa delle Marianne: Pesci Abissali Straordinari

Tra tutte le profondità marine, la Fossa delle Marianne rappresenta uno dei luoghi più misteriosi e inaccessibili. Questa enorme depressione nel fondale oceanico è la dimora di creature straordinarie, veri mostri delle profondità, tra cui pesci abissali di dimensioni colossali. Le pressioni estreme e le temperature estreme di questa zona sottomarina rendono la Fossa delle Marianne un ambiente unico, adatto solo alle specie di pesce abissale più adattate.

Il Fascino Infinito delle Profondità Marine

I pesci abissali sono creature straordinarie che popolano le profondità marine, sfidando le condizioni estreme con adattamenti unici. Dai giganti come il Diavolo Nero ai luminosi pesci fantasma abissali, ogni specie contribuisce a rendere le profondità marine un mondo ricco di misteri e meraviglie. L’esplorazione di questi ambienti sconosciuti continua a offrire nuove scoperte e a stimolare la curiosità scientifica, mantenendo il fascino delle profondità oceaniche intatto nel cuore di chi ama la natura e l’avventura.

I pesci abissali rappresentano un capitolo affascinante e inesplorato della vita marina. Dalla maestosità dei giganti delle profondità al mistero dei pesci fantasma illuminati, queste creature ci offrono uno spettacolo unico nel regno oscuro delle profondità marine. Esplorare le profondità marine è come aprire una finestra su un mondo completamente diverso, un luogo dove la vita si adatta in modi straordinari per sopravvivere in condizioni estreme. La nostra comprensione di queste creature è ancora in fase di sviluppo, ma la loro presenza ci ricorda la bellezza e la complessità del nostro pianeta, anche nelle regioni più remote e inaccessibili.

Vivere negli abissi: quali sono le caratteristiche  per vivere nelle profondità dell’oceano?

Nei punti più profondi dell’oceano è buio pesto, l’acqua è gelida e la pressione è insostenibile. Eppure, in qualche modo alcuni animali sopravvivono in questo ambiente estremo.

Il 26 marzo 2012, il regista James Cameron a bordo di un piccolo sommergibile raggiunse la profondità di 10.989 m, stabilendo un nuovo record mondiale. Aveva raggiunto in solitaria, il punto più profondo dell’oceano, la Fossa delle Marianne.

Fino a quel momento, Cameron era stato il terzo uomo, dopo Walsh e Piccard ad osservare il desolato paesaggio lunare della Fossa delle Marianne. Grazie però alle sue telecamere ad alta definizione, le immagini registrate da Cameron sono giunte sino alla superficie ed inviate successivamente nell’etere sino ad arrivare a noi. Anche gli scienziati hanno servato quelle immagini per cercare di saperne di più sul punto più “profondo” della terra.

pesci-abissali

Sino al 1800, poco si sapeva sugli oceani. Folclori e miti come il Kraken o ancora i racconti di Jules Verne che immaginava che nel cuore dell’oceano potevano nascondersi enormi mostri marini. Diversamente gli scienziati non concordavano con l’idea che il mare potesse ospitale anche a quelle profondità, descrivendo l’oceano come “inabitabile”.
Anche Socrate aveva descritto gli abissi: Il sale uccide la vita, non c’è vegetazione ne tantomeno nessuna forma di vita animale, solo sabbia e fango.
In epoca vittoriana, questa idea è stato sostenuta anche dallo scienziato Edward Forbes. Provando a studiare il Mar Egeo aveva concluso che la vita in mare cessasse di esistere intorno ai 550 metri.

Lo stesso anno in cui Darwin pubblico il suo “the origins of species”, il 1859, Forbes aveva pubblicato un suo trattato dove descriveva: Man mano che si scende in profondità gli abitanti del mare scompaiono pian piano nel blu, la vita si spegne, rimangono a malapena delle scintille.

Nel 1864 i naturalisti Michael e Georg Sars (padre e figlio) dragando i fiordi Norvergesi sino a circa 3000 metri descrissero i gigli di mare. Iniziando cosi l’esplorazione e la conoscenza degli animali degli abissi.

La scoperta dei gigli di mare portò una ondata di eccitazione nella comunità scientifica. Il mare profondo era allora abitato, in qualche modo alcune forme di vita erano riuscite ad adattarsi a quell’ambiente ostile. A quel punto l’idea che gli abissi potessero contenere forme di vita era troppo allettante per gli scienziati e non poteva essere ignorata.

Gli scienziati Britannici furono i primi ad andare alla scoperta degli abissi.  Tra il 1872 e il 1876, la nave britannica HMS Challenger salpò per 127,653 mila km nel tentativo di catalogare tutte le forme di vita marine. E ‘stato un viaggio verso l’ignoto, proprio come le missioni Apollo del 20 ° secolo. In totale sono state scoperte 4.700 nuove specie di animali marini, tra cui anche qualche specie abissale. La stessa spedizione ha scoperto anche il punto più profondo dell’oceano. Un punto a sud del Giappone a forma di mezza luna profonda 4475 braccia (8184 metri), era il Challenger Deep conosciuto anche come Fossa delle Marianne. Quasi un secolo dopo furono Jacques Piccard e il tenente Don Walsh della US Navy che a bordo del batiscafo Trieste giunsero sino al fondo della Fossa delle Marianne. Comincia cosi una nuova era, alla scoperta del blu più profondo

Gli adattamenti dei “mostri” degli abissi

Le peculiarità e le severità ecologiche dell’ecosistema abissale richiedono adattamenti profondi alle specie di pesci che qui vivono.

Generalmente il cibo è scarso alle grandi profondità e quindi deve essere sfruttata al massimo ogni occasione per nutrirsi, da qui i denti spaventosi, le bocche enormi e l’aspetto grottesco di specie come Melanocetus johnsonii, Chauliodus sloani o Idiacanthus. Lo stesso problema alimentare fa sì che molti pesci abbiano bocche e stomaci estensibili che li rende capaci di inghiottire perfino prede più grandi di loro come avviene in Saccopharynx flagellum o nel noto Chiasmodon niger.

Altri pesci, come l‘Eurypharynx pelecanoides, hanno evoluto bocche enormi attraverso cui filtrare grandi quantità di acqua (la specie si nutre di plancton).

La scarsa quantità di luce presente alle medie profondità fa sì che molte specie abbiano evoluto occhi telescopici rivolti verso l’alto con cui possono vedere le prede stagliarsi contro il debole chiarore proveniente dall’alto come accade in Dolichopteryx binocularis ed altri Opisthoproctidae o in Gigantura.

Uno degli adattamenti più noti al buio degli abissi è la presenza di fotofori, ovvero di organi in grado di produrre luce. Sono presenti in quasi tutte le specie di pesci di profondità ed hanno sia funzioni di riconoscimento intraspecifico (come avviene, ad esempio, nei Myctophidae) che di “esca” per attrarre le prede come nei Ceratiidae.

Altri adattamenti riguardano la riproduzione e data la scarsissima densità di popolazione l’incontro tra i sessi è molto difficile. Alcuni Lophiiformes hanno risolto il problema in maniera sorprendente: in queste specie infatti il maschio, una volta trovata una femmina, si fissa con i denti al suo ventre e diventa un vero e proprio parassita mettendo in collegamento il suo sistema circolatorio con quello della partner che, a questo punto, deve provvedere al sostentamento di entrambi.

Talvolta anche più di un maschio si attacca alla stessa femmina: essi sono molto più piccoli rispetto a questa, essendo lunghi pochi centimetri. Data la scarsità di calcio nelle acque profonde (il carbonato di calcio diventa solubile in acqua a pressioni molto elevate) spesso le ossa dei pesci abissali sono sottili e decalcificate. Molte specie hanno inoltre prolungamenti filamentosi dei raggi delle pinne, con funzioni tattili e di orientamento nell’oscurità

Mostri o timidi innamorati? Cosa si nasconde nelle tenebre degli oceani?

pesci abissali sono rari da avvistare  e non si ritrovano mai in gruppo, ma per questi animali degli abissi trovare il partner è di fondamentale importanza. Ma nel buio delle profondità marine andare alla ricerca di compagnia è  veramente difficile. Allora entrano in funzione dei messaggi luminosi che oltre ad essere un’esca per le prede sono delle chiare ed inequivocabili dichiarazioni d’amore.

Forbes, luminare delle scienze del mare vissuto nel 1800 affermava che dopo i primi 100 metri la vita in mare cessava. L’abisso era visto come un deserto nero dove cessavano anche le correnti e che le temperature precipitavano in modo cosi rapido da sbarrare la strada alla vita in mare. Ma a distanza di un secolo, nel 1930, William Beebe, un naturalista americano, riusci a superare la barriera dei 900 metri di profondità con un batiscafo in acciaio, in un tratto di mare a poche miglia dalle isole Bermuda. Beebe racconta di guizzi di luce, sfavillii, bagliori e scintille che scoppiettavano come fuochi d’artificio. Si rese conto che gli artefici di quei giochi pirotecnici erano dei pesci degli abissi. Nella sua immersione non ebbe la possibilità di capire di che pesci abissali si trattasse. 30 anni dopo lo fece Jacque Piccard con la sua spedizione nella fossa delle Marianne a – 11.521 metri , a bordo del batiscafo trieste.

Il pesce vipera (Chauliodus sloani), detto anche vipera di mare, è un pesce d’acqua salata che appartiene alla famiglia degli Stomiidae.


Piccard racconta <Il fondo è di un fango bianco-grigio…vedevamo attraverso l’oblò di plexiglass accendendo i fari. L’acqua era limpidissima, la temperatura era di 3.5°C, invece all’interno del batiscafo vi erano 8-10°. Rimanemmo sul fondo venti minuti. Fummo inoltre straordinariamente fortunati perché potemmo vedere due animali, un gambero e una specie di sogliola. Quest’ultima potei osservarla per circa un minuto. Non aveva l’aspetto di un pesce abissale (…) ma era proprio come una sogliola comune, lunga una trentina di centimetri, bianca. Nuotava adagio, vicino al fondo, forse in cerca di cibo, poi sparì nel buio, oltre il raggio della nostra lampada>. Questa scoperta ha destato un grande interesse nel mondo dei biologi marini perché mai (…) si era saputo che a tali profondità vivessero animali marini superiori.>

Da allora si comincio ad aggiungere alla interminabile lista di specie marine, tutti quegli animali che vivevano negli abissi e che non erano mai stati osservati dall’occhio umano.


Vive a 400 metri di profondità Astronesthes gemmifer, dotato di un lungo barbiglio luminoso


Strane, stranissime creature abissali che si sono adattate a vivere in un ambiente cosi particolare, in un ambiente freddo e buio, privo di ripari, vivendo sempre in cerca di qualcosa. Un bagliore o uno scintillio che possa essere una preda o un partner.

Pesci strani, abissali carnivori, spesso necrofagi  o caprofagi, che hanno assunto sembianze mostruose per vincere la corsa con l’evoluzione. Bocche grandi, armate di denti enormi e aguzzi, occhi grandi e strane appendici lungo tutto il corpo. Insomma dei piccoli draghi marini che nella storia hanno sicuramente ispirato storie mitologiche e leggende.  E poi quella luce, una luce che viene emessa come fa un lampeggiante che indica attenzione. Si, perché nelle profondità marine imbattersi in un predatore abissale non è facile, allora il predatore non puo’ farsi sfuggire l’occasione di un pasto. L’evoluzione li ha allenati a cio’. “Se trovi una preda nel deserto nero degli abissi non puoi certo fartela scappare !!!”

Pesci abissali

La luce di questi pesci abissali, è dovuta al fenomeno della Bioluminescenza. Sulla terra ferma sono soltanto le lucciole e altre poche specie ad averne il dono. In mare invece il fenomeno della biolominescenza è molto comune. Per esempio il pesce lanterna, un pesce degli abissi della famiglia dei Myctophidae possiedono delle cellule speciali che riescono a produrre luce. Queste cellule prendono il nome di fotofori. Nei fotofori avviene una vera reazione chimica che da origine ai bagliori luminosi.

Non tutti i pesci abissali sono delle “centrali elettriche”

Ci sono alcune creature degli abissi che per avere la luce si limitano ad ospitare dei batteri luminosi, che vivono in simbiosi con l’ospite e che producono la luce per il pesce.  Comunque sia, che brillino di luce propria o  che prendano la luce in prestito questi pesci posizionano le “lampadine”  in posizioni strategiche in maniera tale che possano servire a piu’ scopi.  Ad esempio queste lampadine abissali hanno degli interruttori che utilizzano in caso vi sia un predatore in zona, rendendosi cosi invisibili.

I pesci abissali assumono forme strane, in questo caso la bocca è l’organo piu sviluppato


Mi illumini d’immenso  Cosi i pesci abissali si “innamorano”!

I bagliori emessi da questi pesci abissali, sono  anche un ottimo strumento di comunicazione che i pesci abissali utilizzano come richiamo sessuale. Il luccichio dei fotofori è un invito a nozze per i partner, un vero e proprio rituale di corteggiamento che unisce la coppia. Una volta insieme alcune specie non si lasciano piu’, creando una sorta di legame vitale tra la coppia. Nel caso di ceratias holbolli e di edriolynchus schmidtii,  c’è un grande dismorfismo sessuale : il maschio è molto piccolo e la femmina invece ha dimensioni mastodontiche.  Non appena il maschio trova la femmina comincia a pizzicarla sotto la pelle, si crea una piccola ferita e li il maschio si salda alla femmina diventando quasi un unico esemplare.  Il canale alimentare del maschio si atrofizza e cadono tutti i denti. I canali alimentari e alcuni vasi sanguigni dei due individui entrano in collegamento e da quel momento sarà la femmina a nutrire il maschio. Di tutte le forme, taglie e dimensioni sono spesso dei pesci brutti da vedere ma che hanno delle strategie sorprendenti.


In questa foto una coppia di ceratias holbolli. Si puo’ notare la femmina (esemplare grande) ed il maschio (la piccola appendice sotto il ventre nella zona pelvica)

La vita negli abissi più profondi

Stiamo parlando dell’ ecosistema più ampio ma anche meno studiato del pianeta. Gli abissi e la vita che si cela nel buio delle profondità a quanto pare sono meno conosciuti della luna. Bui, freddi e pericolosi.

La vita negli abissi

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