Ieri, martedì 12 novembre, in occasione del primo voto importante del nuovo Parlamento europeo alla Commissione Pesca, i 28 parlamentari membri della Commissione hanno deciso di riaprire le cateratte della sovrapesca in Europa.
Infatti, con 20 voti favorevoli contro 6 contrari (e 2 astensioni) questi parlamentari confermano la catastrofica posizione adottata dal Parlamento europeo nella sua precedente composizione, nell’aprile 2019 che consente fra le altre cose di reintrodurre aiuti alla costruzione di nuove navi, quando questi aiuti erano stati vietati nel 2004 – in quanto direttamente responsabili della sovracapacità e sovrapesca in Europa.
“Da oltre vent’anni gli scienziati si ostinano a ripetere che finanziare la costruzione di nuove navi equivale a finanziare la sovrapesca. Eppure, nonostante l’impegno assunto dall’Unione europea per il divieto di questa tipologia di sovvenzioni in tutto il mondo entro il 2020 nell’ambito degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, e mentre il 69% degli stock ittici europei è ancora oggetto di eccessivo sfruttamento , gli eurodeputati riavviano la macchina infernale della sovrapesca in Europa. È una decisione suicida!“, dichiara Mathieu Colléter, Institutional Relations Manager di BLOOM.
Di chi è la colpa ?
Eppure, i 28 deputati della Commissione per la Pesca del Parlamento Europeo hanno avuto una possibilità
unica per rileggere la loro posizione e impegnarsi a rispettare gli impegni internazionali dell’Europa . Ma ancora una volta un piccolo numero di eurodeputati ha voluto soddisfare gli interessi politici nazionali e dei lobbies industriali del settore a scapito dell’interesse generale.
“Purtroppo la Commissione per la Pesca dell’Unione Europea ha ignorato non solo gli avvertimenti venuti dal proprio Presidente, Chris Davies, ed altri eurodeputati (come Bernard Lange, Ska Keller o Christophe Hansen) ma anche la voce dei piccoli pescatori artigianali, dei cittadini, e delle ONG ambientali che chiedevano loro di NON reintrodurre questo tipo di aiuti”, riassume Flaminia Tacconi della ONG ClientEarth .
Siamo su un piano inclinato per il resto del processo. Il prossimo passo della procedura legislativa si preannuncia molto complicato per gli ecosistemi marini e le comunità costiere che ne dipendono. In effetti, i due co-decisori, il Parlamento europeo e il Consiglio
dell’Unione europea (ovvero i ministri della pesca dei 28 Stati membri dell’Unione europea) avvieranno ora i negoziati che includono la Commissione europea. Questa fase – il cosiddetto “Trilogo ” – mira al raggiungimento di una posizione comune. Tuttavia “la posizione del Consiglio è peggiore di quella del
Parlamento”, afferma André Ripol, dell’ ONG Seas At Risk. “Faremo in modo che i cittadini esercitino una forte pressione politica affinché siano preservati gli ecosistemi marini e le comunità che ne dipendono.
Abbiamo bisogno di un ecosistema marino in buona salute per affrontare il cambiamento climatico. La lotta contro la pesca eccessiva fa bene alla società nel suo complesso, non solo ai pescatori.” Mathieu Colléter ha infine concluso: “Gli eurodeputati che non hanno voluto riconsiderare le loro posizioni credono di rassicurarci asserendo che il processo di dialogo a tre permetterà di migliorare il testo. Una cosa è certa: noi faremo in modo che sia così, lottando insieme ai cittadini europei.”
Inoltre, qualora non si dovessero registrare progressi durante le due riunioni di trilogo previste prima della fine dell’anno, le associazioni ambientalistiche BLOOM, ClientEarth, Seas At Risk, chiederanno alla Commissione Europea di ritirare la sua proposta per impedire che venga adottato un regolamento così
catastrofico.
Leggi il pdf L’UE CONDANNERÀ I NOSTRI MARI E I NOSTRI PESCATORI?