GIOCONDA, LA NAVE DEI SOGNI – 10° puntata – RITORNO ALLA REALTÀ

marinai GIOCONDA, LA NAVE DEI SOGNI - romanzo a puntate GIOCONDA, LA NAVE DEI SOGNI – 10° puntata – RITORNO ALLA REALTÀ

10° ed ultima puntata – RITORNO ALLA REALTÀ– cadenza settimanale – autore Stefano Duranti 

Proprio così. Sembrava ieri che ero partito da Marsiglia e dopo giorni di navigazione stavo per giungere a destinazione. La nave stava per approdare al porto di Shanghai. Mi trovavo seduto sulla mia branda. Meditavo e mi rattristavo – parevo Il Pensatore di Rodin. Il micio Gaspar mi guardava coi suoi grandi occhi verdi. Sembrava triste, forse sapeva che me ne stavo per andare. Un vecchio altoparlante disse che tra meno di mezzora saremmo sbarcati.  Il sogno stava per svanire e sarei tornato alla realtà. Non sapevo se volevo: ormai era quella la mia realtà e avrei voluto rimanerci. Ma quale futuro avrei potuto avere rimanendo nella Gioconda per tutta la vita? Questa era la scelta che avevano fatto alcune figure incontrate là dentro, ma io, no, non me la sentivo. Ancora ero giovane e pronto rimettermi dentro la mischia a lottare per trovare un obiettivo nella mia dimensione.

I bagagli erano già pronti. A breve avrei lasciato quella stanza tanto sorprendente tanto quell’avventura. Nella sua bizzarria, avevo amato quell’ambiente e le strane situazioni in cui mi ero ritrovato. Era primo mattino, aprii l’uscio e il gatto uscì per la solita caccia: non lo avrei più rivisto e quello era il mio primo addio. Il secondo lo diedi alla mia stanza. Prima di richiudere la porta, la guardai attentamente nei minimi dettagli. Sorrisi di quel sorriso melanconico e richiusi la porta numero cinquantacinque dietro me.

“Mille parole” di Qiu Yi

Riconsegnai la grande chiave a un marinaio che lavorava sulla Gioconda. Per inerzia, a passo pensante, mi ritrovai sul ponte. Ecco che in lontananza potevo ammirare l’enorme porto di Shanghai. Tutti quei container multicolori parevano un favoloso arcobaleno che splendeva in lontananza. Qualcuno gridava: “Terra! Terra!”. Sulla nave c’era una grande festa. Alcuni si preparavano a scendere, altri sarebbero rimasti su quel naviglio e mai e poi mai avrebbero rimesso piede sulla terra. Il cielo era straordinario e all’orizzonte si profilava l’inizio di una nuova vita. Dopo la melanconia, ricominciò ad affiorare in me la felicità e quel desiderio di rimettermi in gioco che mi aveva dato la forza di compiere il lungo viaggio.

Salutai alcuni di quelli che avevo conosciuto sull’imbarcazione, che ormai potevo considerare miei amici. Peccato che sapevo che non li avrei più rivisti, a meno che in futuro non fossi ricaduto nuovamente in un buco nero. Di lontano, mi accorsi che quella stessa signora che mi aveva svelato la verità era ricomparsa e mi salutava con un lieto sorriso tra le labbra. Era per me un segno propiziatorio di arrivo e di ritorno e le feci un gesto di commiato con le braccia. Quella si voltò e lentamente andò via. Poco dopo, ancora più distante, mi sembrò di riconoscere Marisol. Questa donna dai lunghi capelli neri mi fissava. Le sembianze parevano le sue e stavolta non portava la maschera. Purtroppo era così lontana che i tratti del viso rimanevano un mistero. Cercai di raggiungerla, ma scomparve tra i cunicoli della nave, lasciando per terra una rosa Pierre de Ronsard. Era proprio lei, proprio quella donna che per me aveva dovuto rappresentare insieme piacere e mistero. Raccolsi la rosa e tornai sui miei passi.

Stavamo veramente per attraccare adesso e scesi lungo quel corridoio che aveva dato inizio all’arcano avvenimento. Stavolta lo percorrevo a senso inverso. A breve sarei tornato, dolente o nolente, nel mio mondo. C’era una lunga fila di persone che stavano aspettando di uscire. Non so se tutte facessero parte di quella dimensione o se invece, come me, alcune fossero cascate in un buco nero e ora attendevano il ritorno nella propria realtà.

Ecco, le porte si erano aperte e la folla cominciò a scorrere. Non so descrivere quegli ultimi minuti sulla Gioconda. In me in poco tempo affiorarono tutti i ricordi, tutte le avventure vissute là dentro. Erano stati solo una manciata di giorni, eppure era come se ci fossi stato una vita. Sapevo che si era trattata di un’esperienza onirica così forte da metterne in dubbio, in seguito, l’esistenza. Era stata per me un esercizio formativo, che mi aveva fatto comprendere la varietà del cosmo e che mi aveva fatto comprendere che il nostro mondo non è l’unico. Parallelamente al nostro ne vivono tanti altri, ciascuno regolato dalle proprie leggi. La mia mente si era così aperta e sicuramente mi sentivo maggiormente illuminato di quanto lo fossi quando ero partito. Quello che avevo appreso mi sarebbe tornato sicuramente utile anche nella mia dimensione. Mi avrebbe dato più forza, più sensibilità, più consapevolezza. Sì, sentivo che finalmente avevo gli strumenti giusti per sapermi realizzare!

“Volo libero di gabbiani” di Ennio Bencini

Ecco, era arrivato il mio turno. L’ultimo a salutarmi fu quello stesso ufficiale che mi aveva accompagnato in qua e in là. Stavolta sorrideva e non era mai accaduto. Quel sorriso però in quello sguardo scavato diventava quasi terrificante. Mi ricordai di quando ero bambino ed entravo in quei parchi divertimenti in cui il mondo si trasformava e diventava animato di spettri, mostri e ragnatele posticce. Quando uscivi ti sentivi stralunato: avevi vissuto un incubo che sapeva di sogno.

Ecco, ora ero fuori. Rimasi lì in palato per qualche secondo, tanto è vero che qualcuno gridò: “Ehi, scansati dal mezzo!” Mi risvegliai dallo stato d’arresto e mormorai un timido: “Pardon.” Era proprio vero, tutto era tornato come prima. Adesso la realtà era quella che avevo lasciato. Vedevo masse di persone vestite alla moda attuale, mentre la nave era tornata tale e quale a quella che avevo lasciato: stesse sembianze, stessi colori. Era riapparsa anche la graziosa ragazza che mi aveva strappato il biglietto.

Tergiversai e passeggiai in lungo e in largo freneticamente. Ebbi la tentazione di tornare dentro la Gioconda, ma voltandomi vidi che il passaggio era stato già chiuso. Cominciavano a scendere e salire container, mentre, colpito da fasci di sole, vedevo risplendere la scritta “Gioconda” e ergersi i giganteschi fumaioli. Stringevo a me la rosa, mentre l’altra si trovava in borsa, ormai essiccata. Presi forza e guardai Shanghai. Era proprio così: tutto era finito, ma quell’esperienza mi sarebbe per sempre rimasta dentro, indicandomi la via. Ora toccava a me mettermi in gioco. Toccava a me trasformare la realtà e tramutarla nel sogno che volevo. Presi i bagagli e tirai diritto per la mia strada.

Credit immagine : Agostino Cancogni
Stefano Duranti Poccetti

Gioconda, la Nave dei Sogni

Una storia onirica, che racconta un avventuroso viaggio per mare che inizia a Marsiglia e finisce a Shanghai, dove la realtà si confonde con la fantasia, con il protagonista Xavier che si ritrova in una nave magica, piena di sorprese, di misteri, con personalità originali ed eccentriche. È così che quella che dovrebbe essere una semplice traversata si trasforma in una crociera impensabile e visionaria, in un viaggio che diventa sinonimo di crescita caratteriale e spirituale.

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