Il canale di Sicilia

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Il tratto di mare noto come lo Stretto di Sicilia, o Canale di Sicilia, rappresenta un’importante via d’acqua nel Mar Mediterraneo, delimitato dalle Egadi, la Sicilia, la Tunisia, Pantelleria, le Pelagie e Malta. Esso comprende tre sotto-regioni: il Canale di Sicilia, il Canale di Pantelleria e il Canale di Malta, disposti in sequenza da ovest verso est.

La larghezza massima dello Stretto di Sicilia, misurata tra Capo Feto, vicino a Mazara del Vallo, e Capo Bon, nei pressi di El Haouaria, è di circa 145 chilometri, mentre la massima profondità raggiunge i 316 metri. Al centro di questo importante passaggio marittimo si trova l’isola di Pantelleria. Nelle carte nautiche inglesi, è comunemente indicato come lo “Strait of Sicily“, mentre in francese è noto come “Canale di Capo Bon” o “Canale di Kélibia”, facendo riferimento rispettivamente alla penisola e alla città tunisina che costituiscono la sponda meridionale dello Stretto.

La denominazione attuale di Stretto di Sicilia in lingua italiana è stata adottata grazie all’accoglimento di una raccomandazione rivolta all’Istituto Idrografico della Marina (IIM) di Genova da parte dell’Organizzazione Idrografica Internazionale (OII), con sede a Montecarlo, nel Principato di Monaco. In passato, la regione era nota come Canale di Sicilia, una denominazione ora attribuita a un’area diversa all’interno dello Stretto.

La distinzione tra le terminologie “stretto” e “canale” si basa sulle caratteristiche delle masse d’acqua coinvolte. Se tali masse d’acqua presentano caratteristiche chimico-fisiche simili tra loro, come densità, salinità e temperatura, allora si utilizza il termine “canale”. Se, al contrario, le caratteristiche sono dissimili, il termine appropriato diventa “stretto”.

Queste differenze significative si manifestano soprattutto tra il bacino mediterraneo occidentale e quello levantino, giustificando così l’adeguata designazione di “Stretto di Sicilia”, contrariamente all’uso comune.

Lo Stretto di Sicilia, o Canale di Sicilia, rivela una complessità straordinaria che abbraccia molteplici dimensioni, dalle forti correnti marine alla rilevante attività sismica e alla ricca biodiversità marina.

Le correnti marine, in particolare la Corrente Siciliana, agiscono come elementi dinamici che plasmano la circolazione delle acque nel vasto contesto del Mar Mediterraneo. Il flusso costante da est verso ovest della Corrente Siciliana crea un quadro fluido e in continua evoluzione, influenzando l’ecologia marina e la distribuzione delle risorse acquatiche.

La regione dello Stretto di Sicilia è riconosciuta per la sua attività sismica, risultato dell’interazione delle placche tettoniche africana ed euroasiatica. Questo fenomeno innescante può dar luogo a terremoti e a una serie di eventi correlati che contribuiscono alla dinamica geologica della zona.

La vita nel Canale di Sicilia

Le acque dello Stretto ospitano una varietà sorprendente di flora e fauna marine, modellate dalla complessità dell’ambiente marino e dalla posizione geografica strategica. La diversità biologica dell’area è il risultato di una complessa interazione tra fattori ambientali e correnti marine, offrendo uno spettacolo naturale unico. Attualmente, questa regione costituisce il cuore vitale della pesca di grandi e medi pelagici, tra cui tonno rosso, pescespada, ricciola, lampuga e tonnetto alletterato, nonché di specie demersali come nasello, gambero rosa, scampo, luvaro, dentici, pagri e cernie. La presenza abbondante di piccoli pelagici, come acciughe, sgombri e sardine, ha stimolato la crescita di un’industria conserviera di rilevanza nell’area.

In qualità di arteria vitale per il traffico marittimo, lo Stretto di Sicilia collega il Mar Tirreno al Mar Ionio, fungendo da passaggio cruciale per navi commerciali, traghetti e imbarcazioni da diporto. La gestione attenta del traffico marittimo è imperativa per garantire la sicurezza e la fluidità delle rotte di navigazione.

La Stazione subacquea dell’Ismar

La stazione subacquea gestita dall’ISMAR, situata a una profondità di circa 450 metri tra la Sicilia e la Tunisia, rappresenta un punto cruciale di monitoraggio per gli scambi superficiali ed intermedi tra i bacini orientale e occidentale del Mar Mediterraneo. Attiva dal 1993, inizialmente equipaggiata con correntometri tradizionali, attualmente utilizza ADCP per profilare le correnti in tutta la colonna d’acqua. La stazione è dotata di sonde CTD di alta precisione per la misurazione continua delle caratteristiche idrologiche delle masse d’acqua.

La posizione geografica dello Stretto di Sicilia ha plasmato la storia e la cultura della regione, contribuendo alle rotte commerciali antiche e facilitando le interazioni tra diverse civiltà mediterranee. Questo contesto geografico ha dato vita a una ricca tapestry di influenze culturali che permeano la vita della zona.

Data la sua unicità, lo Stretto di Sicilia è oggetto di attenzione per la protezione ambientale. Gli sforzi volti a monitorare e conservare la biodiversità marina testimoniano dell’impegno per preservare questo ecosistema prezioso e mitigare gli impatti delle attività antropiche.

Il clima marittimo, caratterizzato da inverni miti ed estati calde, conferisce ulteriore dinamismo a questa regione. Le condizioni meteorologiche variabili possono influenzare le attività marittime e la navigazione, aggiungendo un elemento di sfida e adattamento per coloro che attraversano lo Stretto.

Le variazioni del livello del mare nel corso della storia hanno il potenziale di rivelare siti archeologici sommersi di grande valore storico. Questi luoghi sottomarini possono offrire insight preziosi sulla storia delle civiltà antiche che hanno prosperato nella regione dello Stretto di Sicilia.

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