L’acquacoltura della ricciola, è un settore in crescita nel Mediterraneo e in Italia. Questo pesce, apprezzato per la qualità delle sue carni, rappresenta una scelta interessante per l’allevamento offshore grazie alla sua elevata richiesta sul mercato. Tuttavia, l’allevamento della ricciola richiede specifiche tecniche di gestione e un’attenta analisi della redditività per ottenere risultati economici sostenibili.
La ricciola è un pesce pelagico di grande interesse in acquacoltura per la sua capacità di adattamento alla vita in cattività e il suo alto valore commerciale. Diffusa nelle acque temperate e subtropicali di tutto il mondo, questa specie della famiglia Carangidae si distingue per la crescita rapida e l’apprezzata qualità delle carni, che la rendono particolarmente adatta alla commercializzazione su larga scala.
Il genere Seriola comprende diverse specie di notevole interesse per l’allevamento intensivo, tra cui:
- Seriola quinqueradiata (Yellowtail giapponese): questa specie è la più allevata, con una produzione annua di oltre 140.000 tonnellate in Paesi asiatici come Giappone, Corea e Taiwan. La maggior parte dei giovanili utilizzati per l’acquacoltura proviene da catture in mare, ma il settore sta affrontando sfide economiche per via della competizione sui mercati internazionali, pur mantenendo una domanda stabile.
- Seriola lalandi (Yellowtail Kingfish): allevata in Giappone, Australia e Nuova Zelanda, ha una produzione annua che oscilla tra le 2.000 e le 5.000 tonnellate. In Australia, la produzione si concentra nella regione del Sud Australia, dove l’azienda Clean Seas ha sviluppato tecniche innovative per la produzione di avannotti su larga scala.
- Seriola rivoliana (Pacific Yellowtail): allevata nelle Hawaii e in Ecuador, questa specie ha una produzione annua inferiore, che si aggira intorno alle 750 tonnellate. Le prime sperimentazioni per l’allevamento della rivoliana sono iniziate negli anni ’90 e, dal 2005, la produzione si è ampliata con buoni risultati.
- Seriola dumerili (Greater Amberjack): allevata soprattutto in Giappone e nel Mediterraneo, questa specie richiede particolare attenzione nella gestione dei cicli riproduttivi. In Europa, si stanno sviluppando metodi di riproduzione in cattività attraverso trattamenti ormonali che favoriscono la maturazione sessuale delle femmine, in quanto spesso in natura non completano autonomamente il ciclo riproduttivo.
Riproduzione e Gestione in Cattività
Le specie di Seriola dimostrano una buona capacità di adattamento all’ambiente controllato, ma esistono differenze nelle modalità di riproduzione.
Nel caso della Seriola dumerili, la maturazione gonadica è ciclica e il periodo riproduttivo si estende, nell’emisfero nord, da maggio a luglio. La ricciola è un multiple-spawner, ovvero rilascia le uova in più eventi nel corso della stagione riproduttiva. Tuttavia, in cattività, alcune femmine mostrano difficoltà nel completare la vitellogenesi, la fase finale di maturazione delle uova. Per ovviare a questo problema, vengono utilizzati trattamenti ormonali che inducono l’ovulazione e migliorano i tassi di fecondazione.
Tecniche di Allevamento e Sfide in Acquacoltura
L’allevamento intensivo della Seriola dumerili si basa su tecniche che sfruttano le capacità di crescita e adattamento della specie. In Giappone e in altri Paesi asiatici, si sono sviluppati sistemi di alimentazione ottimizzati e tecnologie avanzate per ridurre l’impatto ambientale dell’allevamento. Tuttavia, la mortalità nelle prime fasi di vita rappresenta una delle sfide più critiche, richiedendo studi approfonditi su tecniche di incubazione, nutrizione larvale e prevenzione delle malattie.
Nel Mediterraneo, le strutture di allevamento offshore hanno dimostrato di poter sfruttare correnti marine che mantengono l’acqua pulita e ossigenata, favorendo una crescita sana degli esemplari.
La gestione dell’acqua e della qualità dell’ambiente circostante è fondamentale: gli impianti di acquacoltura per la ricciola devono essere situati in aree con condizioni ottimali di temperatura, ossigenazione e salinità.
Prospettive Economiche e di Mercato
La domanda per la carne di ricciola è in crescita, soprattutto nei mercati europei e nordamericani, grazie al gusto delicato e all’elevata qualità delle carni, ricche di omega-3. L’aumento della produzione in Europa punta a ridurre la dipendenza dalle importazioni asiatiche, promuovendo lo sviluppo di filiere locali. I programmi di tracciabilità e certificazione, sempre più richiesti dal mercato, garantiscono una produzione sostenibile e sicura, aumentando il valore del prodotto finale.
L’allevamento della ricciola rappresenta quindi un settore in espansione, con prospettive promettenti per l’economia blu e l’acquacoltura sostenibile. Con il miglioramento delle tecniche di allevamento e gestione ambientale, questa specie potrebbe presto diventare un pilastro dell’acquacoltura nel Mediterraneo e oltre.
Strutture di Allevamento Offshore per la Ricciola
Le strutture utilizzate per l’allevamento della ricciola sono generalmente gabbie galleggianti posizionate in mare aperto. La scelta di un ambiente offshore consente alle ricciole di crescere in condizioni simili al loro habitat naturale, caratterizzato da forti correnti e acque ben ossigenate. Queste gabbie sono costruite con materiali resistenti, come polietilene ad alta densità (HDPE) o reti metalliche trattate, e sono ancorate al fondale per resistere alle correnti marine e alle tempeste.
Le gabbie, di solito di forma cilindrica o cubica, devono essere di grandi dimensioni per supportare la crescita di una specie che raggiunge dimensioni notevoli, arrivando fino a 50 kg in età adulta. In media, le gabbie per l’allevamento della ricciola possono superare i 20 metri di diametro e arrivare fino a 25 metri di profondità, contenendo migliaia di esemplari in diverse fasi di crescita.
Dieta e Nutrizione
Essendo una specie carnivora, la ricciola richiede una dieta proteica di alta qualità. I mangimi somministrati agli esemplari in allevamento contengono una combinazione di farine di pesce, oli marini, e talvolta integrazioni di proteine vegetali per bilanciare il contenuto nutritivo. La dieta è calibrata in modo da favorire una crescita rapida, riducendo il più possibile lo stress e mantenendo gli esemplari in buona salute.
La quantità di cibo somministrata dipende dalla temperatura dell’acqua, poiché il metabolismo della ricciola è maggiore in acque calde. Le dosi sono gestite tramite sistemi automatici che distribuiscono il cibo in modo uniforme nelle gabbie, minimizzando gli sprechi. La conversione del mangime in peso corporeo (Feed Conversion Ratio, FCR) della ricciola è piuttosto favorevole: si aggira attorno a 1.8-2.2, indicando che per ogni 1 kg di crescita sono necessari circa 1.8-2.2 kg di mangime.
Ciclo di Accrescimento della Ricciola
La crescita della ricciola è influenzata da diversi fattori ambientali, tra cui temperatura, ossigenazione e densità nelle gabbie. Il ciclo produttivo della ricciola dura mediamente dai 18 ai 24 mesi, a partire dalla fase di avanotti fino al raggiungimento del peso di mercato, che solitamente varia tra i 2 e i 3 kg.
Il ciclo di accrescimento prevede un primo periodo di crescita accelerata nelle nursery, per poi proseguire in mare aperto nelle gabbie. Gli esemplari più giovani necessitano di un’acqua a temperature più elevate (tra i 22 e i 26°C), che favoriscono il metabolismo e quindi la crescita. A temperature più basse, la crescita rallenta, rendendo il ciclo leggermente più lungo.
Uno dei principali vantaggi dell’allevamento offshore di ricciole è la qualità del prodotto finale: le condizioni di mare aperto permettono di ottenere pesci in ottima salute e riducono l’uso di antibiotici, poiché l’acqua è meno stagnante rispetto agli impianti in aree protette. Inoltre, la distanza dalla costa riduce l’impatto ambientale e sociale, evitando potenziali conflitti con altre attività umane.
Tuttavia, esistono sfide significative, come il costo iniziale per l’installazione delle gabbie e la necessità di manodopera specializzata per gestire l’allevamento in condizioni offshore. Anche le condizioni meteorologiche estreme possono rappresentare un rischio, richiedendo robuste infrastrutture di ancoraggio per evitare danni alle gabbie e perdite di stock.