Una barca, dei pescatori, delle canne di bamboo, una lenza ed un amo senza ardiglione. Sembra che sia la ricetta per una pesca al tonno sostenibile e a basso impatto ambientale. Lo fanno in Oceano Indiano, ed è una pesca mirata che non ha catture accessorie. Ecco cosa pesca e come.
Tutti abbiamo visto sui social dei video di uomini forti che con la forza delle braccia issano le canne da pesca lanciando le prede da 5/10/20 Kg dietro le loro spalle, spedendoli direttamente in appositi contenitori di stoccaggio. Si tratta di una tecnica di pesca antichissima, Pole & line appunto come la chiamano alle Maldive, canna e lenza la potremmo definire noi italiani. Basta appunto una canna di bamboo lunga almeno 5 metri, del filo di nylon ed un amo senza ardiglione con artificiale. Sembra che sia semplicissimo pescare i tonnetti in questa maniera, ma questa tecnica di pesca ha bisogno di non solo di forza ma anche di strategie e conoscenze approfondite del mare.
La fase uno è quella di reperire le esche. Si perché anche se non sembra non si può pescare senza senza esche. La notte si va quindi a reperire le sardine ed altri piccoli pesci con una rete a circuizione. Le esche vengono mantenute vive in una sorta di vasca per il vivo. Una volta fatto il pieno di esche la barca chiamata Dhonis parte in navigazione alla ricerca dei tonni. Si tratta in particolare del tonnetto striato Katsuwonus pelamis che raggiunge i 20 Kg di peso. Una volta individuato il banco di pesce, la barca comincia a pompare in mare acqua (processo noto come chumming) con i pesci pescati la mattina. Questa azione non fa altro che innescare la frenesia alimentare nei tonni che si gettano a capofitto su tutto ciò che si muove.
Una volta che l’imbarcazione è riuscita a portare il banco a poppa i marinai gettano l’ancora e comincia la pesca. Centinaia, migliaia di tonni cominciano a nuotare a grande velocità per nutrirsi. Un po’ quello che accade in natura quando i predatori come il tonno rosso trovano un banco di sardine o di acciughe.
I tonnetti striati mordo qualsiasi cosa si muova, comincia cosi la pesca. Solitamente per imbarcazione sono posizionati a poppa 20/25 uomini con in mano canne di bamboo da 5/6 metri. Una volta che l’amo tocca l’acqua, basta farlo muovere perché un tonnetto possa attaccarlo. I grossi ami sono primi di ardiglione, questo è un fattore importantissimo dato che ciò conta oltre alla forma è la velocità. I pescatori non si possono permettere di mettere il pesce a terra e togliere l’amo allora scaraventano il pesce pescato alle loro spalle. L’amo si stacca dalla bocca del pesce che scivolerà sul ponte dove sarà rapidamente stivato da altri marinai.
Un semplice amo per la pesca dei tonnetti. Si tratta di una sorta di artificiale fatto a mano dai pescatori. Fonte cannedfish.com
L’azione di pesca dipende dalla quantità di esche reperite durante la notte. Una volta finito il pompaggio i tonni si disperdono e la pesca termina. Per tale motivo, si deve ottimizzare al massimo ogni momento.
Una volta cessata la frenesia alimentare, i pesci verranno stivati sottocoperta sul ghiaccio o in serbatoi di acqua di mare refrigerata per mantenerli in ottime condizioni e lo skipper cercherà un altro branco.
La Pole & line e l’impatto con l’ambiente
Questo è un modo di pescare estremamente rispettoso dell’ambiente. Si tratta di una pesca mirata senza catture accessorie. Tutte le azioni di pesca avvengono in superficie e non vi è alcun impatto per il fondale. Siamo tutti d’accordo che si tratti di una pesca rispettosa del mare e delle risorse forse però bisognerebbe anche guardare alla pesca delle esche che invece non sono catturate con metodi ecosostenibili. Soprattutto perché spesso vengono catturate anche specie vulnerabili.
Secondo una ricerca pubblicata su PLos One da Aelsey Miller le catture accessorie di questa pesca sono inferiori allo 0.70%. Si stima che per ogni 10 Kg di tonno pescato bisogna almeno 1 Kg di esca viva.
Immagine di copertina : Autore Paul Hilton via Wikipedia