Un gruppo di bracconieri specializzati nella pesca con l’elettricità è stato scoperto dai carabinieri del nucleo Cites di Torino. Dopo un’indagine durata un anno e mezzo, è emersa l’attività di un gruppo di “pescatori” italiani e romeni che praticavano la pesca in modo illegale, spesso senza autorizzazione, spostandosi tra i fiumi del Piemonte, della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Di notte, utilizzavano dispositivi elettrostorditori per immobilizzare i pesci e riuscivano a raccogliere fino a 200 o 300 chili di carpe e pesci siluro a sera. Successivamente, rivendevano questi pesci in Romania al prezzo di due o tre euro al chilo.
Le indagini hanno portato la procura di Novara, che coordina l’inchiesta, a richiedere otto misure cautelari per i bracconieri: uno in carcere, sei ai domiciliari e un obbligo di firma. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta. È la prima volta che viene ipotizzata l’esistenza di un’associazione a delinquere per questo tipo di reato. Oltre all’accusa di associazione a delinquere, i bracconieri sono stati accusati di uccisione di animali, frode nell’esercizio del commercio, frode alimentare, commercio di sostanze alimentari nocive, distruzione di habitat delle aree protette e, per due degli indagati, autoriciclaggio.
L’indagine, guidata dal tenente Colonnello Cristian Cretaro, è iniziata dopo la segnalazione di due episodi che sembravano non avere alcun collegamento, uno nel Novarese e l’altro nell’Alessandrino. Tuttavia, il lavoro degli investigatori ha dimostrato che c’era una connessione tra di loro.
La prima fase dell’indagine, denominata “controcorrente”, aveva già portato all’esecuzione delle prime misure cautelari circa un anno fa in Veneto e Lombardia.
Il gruppo non esitava a pescare in aree protette come la Torbiera dell’Iseo in Lombardia. Il pesce veniva caricato su veicoli non refrigerati e rimaneva lì per tutta la notte prima di essere trasferito in una cascina a Borgo Ticino. Da lì, veniva caricato su camion con documentazione falsa e inviato in Romania.
Oltre agli arresti, sono stati sequestrati conti correnti, immobili e auto per un valore complessivo di 218 mila euro. L’operazione è stata condotta da 70 carabinieri della forestale di Torino, Novara e Rovigo.
Nella cascina, i carabinieri hanno scoperto tutto il materiale necessario per la pesca illegale, che oltre a essere crudele verso gli animali, danneggia anche gli ecosistemi.