Specie marine in pericolo di estinzione, ne parliamo con Keep The Planet

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Le specie marine sono sempre più minacciate dall’azione umana, con animali come il cavalluccio marino e la balenottera azzurra a rischio di estinzione. La presenza di microplastiche e idrocarburi nel mare, la pesca accidentale e incontrollata, l’inquinamento luminoso e acustico sono solo alcune delle sfide che devono affrontare. È indispensabile intervenire per proteggere il loro habitat e abbandonare l’illusione che possano essere usate come rimedi miracolosi.

Sulla Terra esistono quasi 2 milioni di specie animali e vegetali, ma molte di queste sono a rischio estinzione a causa dell’inquinamento, del commercio illegale, del bracconaggio, della distruzione degli ecosistemi e dei cambiamenti climatici. Ogni giorno, il numero di specie a rischio aumenta inesorabilmente nonostante gli sforzi compiuti. L’International Union for Conservation of Nature (IUCN) pubblica annualmente la Lista Rossa delle specie a rischio estinzione, ma purtroppo sembra che la lista non faccia che crescere.

Tra le varie cause che mettono a rischio le specie animali, vi sono anche quelle specifiche per l’ambiente marino. L’aumento della temperatura dell’acqua, l’invasione di microplastiche nei mari, la pesca incontrollata e l’inquinamento dovuto ai rifiuti abbandonati. Questi fattori stanno portando molte specie marine sull’orlo dell’estinzione.

Abbiamo chiesto all’ONG ambientalista Keep The Planet quali sono le specie marine di cui occorre prendersi urgentemente cura per scongiurarne l’estinzione, di seguito riportiamo il loro elenco di urgenze, ricordando che è possibile aiutare questa realtà non sono economicamente con una donazione, ma anche fattivamente partecipando alle loro azioni di volontariato.

Il cavalluccio marino

L’inquinamento e l’impoverimento degli habitat costieri hanno posto anche il cavalluccio marino in grave pericolo. Inoltre, in Asia il cavalluccio marino viene sfruttato per la medicina tradizionale, il che mette a rischio numerose specie. Si ritiene infatti che i cavallucci marini siano utilizzati come rimedio per la disfunzione erettile nell’uomo cinese, e a causa di questa credenza, oltre 35 milioni di cavallucci marini vengono uccisi ogni anno. Non c’è bisogno di aggiungere altro su questa situazione o di esprimere desideri per questi “latin lover” dell’Oriente.

La Vaquita

La vaquita, conosciuta anche come Focena del Golfo di California, è il più piccolo cetaceo del mondo e conta meno di 60 esemplari sopravvissuti. Questa specie unica vive esclusivamente nelle acque del mare di Cortez, appartenendo alla famiglia dei cetacei chiamata Phocoenidae ed essendo l’unica creatura di questa famiglia ad abitare acque calde.

Purtroppo, la vaquita è al limite dell’estinzione a causa dell’inquinamento dell’acqua e della pesca eccessiva. Sebbene questi animali non siano il bersaglio diretto dei pescatori, rimangono intrappolati nelle reti utilizzate per la pesca intensiva del totoaba, una specie che vive nel Golfo della California.

La medicina tradizionale cinese ha un ruolo negativo in questa situazione, infatti la credenza che la vescica di questo pesce abbia proprietà terapeutiche ha portato ad una domanda assurda, il prezzo per etto di questa parte dell’animale può arrivare a cifre tra i 2.500 e i 9.500 dollari.

La balenottera azzurra

La balenottera azzurra è una specie gravemente minacciata da diverse cause. L’eccessivo traffico navale, insieme alla cattura accidentale e illegale, e alle attività petrolifere in mare aperto, rappresentano una grave minaccia per la sopravvivenza di queste magnifiche creature. Inoltre, la contaminazione acustica e ambientale è un problema significativo: i rumori oceanici, inclusi quelli generati dai sonar delle navi, disturbano le vocalizzazioni e la comunicazione delle balenottere azzurre, rendendo la loro vita estremamente difficile.

I cambiamenti nella temperatura degli oceani sono un ulteriore fattore che sta mettendo a rischio le balenottere azzurre, poiché influiscono sulla disponibilità delle loro fonti di cibo. Attualmente, la popolazione più numerosa di balenottere azzurre è rappresentata dalle balenottere azzurre settentrionali del Pacifico nord-orientale, che si estendono dall’Alaska al Costa Rica. Questa popolazione conta circa duemila esemplari ed è noto che, durante l’estate, fanno la comparsa anche lungo le coste della California.

La tartaruga marina

Le tartarughe marina, purtroppo, affrontano numerose difficoltà, sia quando sono ferite o malate, sia quando rimangono intrappolate nelle reti da pesca in modo accidentale. Queste affascinanti creature sono inserite nella Lista Rossa delle specie a rischio estinzione stilata dalla IUCN. Ogni anno, nelle reti dei pescatori nel Mar Mediterraneo, che sono destinate a catturare altre specie, vengono accidentalmente catturate circa 150.000 tartarughe. Tristemente, di queste, 40.000 perdono la vita.

A ciò si aggiunge il problema dell’alta presenza di idrocarburi nelle acque del Mediterraneo, l’incresciosa espansione delle attività umane lungo le coste (che spesso comporta la distruzione dei siti di nidificazione delle tartarughe) e l’inquinamento luminoso, rappresentato dalla presenza costante di luci artificiali vicino alle spiagge, che confondono i piccoli neonati e impediscono loro di raggiungere il mare.

Lo squalo

Gli squali sono anch’essi a rischio di estinzione, specialmente nel Mar Mediterraneo. Nonostante esistano nel mondo 465 specie di squali, circa un quarto di esse è attualmente minacciato. La principale causa di questa situazione è la pesca accidentale, conosciuta come by-catch: squali, razze e chimere vengono spesso catturati involontariamente nelle reti a strascico o negli attrezzi da pesca utilizzati per la pesca del tonno o del pesce spada. Nel solo anno 2015, sono state pescate circa 14.065 tonnellate di squali e razze nel Mar Mediterraneo. Inoltre, tra il 10 e il 15% dei pesci catturati dai palangari (lunghe lenze con centinaia di ami) destinati al pesce spada e al tonno sono proprio squali pelagici.

L’orcella asiatica

Le orcelle asiatiche, conosciute anche come delfini dell’Irrawaddy, hanno subito un drastico declino demografico nell’arco degli ultimi 60 anni, passando dallo stato di “vulnerabile” a quello di “in pericolo”. Queste affascinanti creature abitano principalmente nelle acque costiere e talvolta anche in fiumi poco profondi, una caratteristica che le rende estremamente vulnerabili. La causa principale del loro declino è l’avanzamento delle tecniche di pesca non selettive, che hanno un impatto negativo sulla popolazione di orcelle asiatiche. Inoltre, la distruzione dell’habitat e la pesca delle loro prede hanno contribuito alla diminuzione degli esemplari di questo delfino. È preoccupante constatare che nel fiume Mekong il numero di orcelle asiatiche si aggiri attorno a meno di cento esemplari.

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