L’università di Stanford ha sviluppato un nuovo sistema che permette di mappare gli oceani con delle immagini satellitari e immagini registrate da droni.
Grazie all’imaging, combinando suono e luce, gli esperti saranno in grado di mappare ogni specchio d’acqua presente sul nostro pianeta.
Le immagini recuperate dai droni vengono trasformate grazie ad un software sfruttando un sistema che combina immagini e suono. Il nuovo software chiamato PASS, Photoacustic airbone sonar system, apre la strada a tantissimi utilizzi nel mondo scientifico. LA previsione di una mappatura completa completa degli oceani era sino ad oggi praticamente inconcepibile. PASS sarà capace non solo di rilevare formazioni rocciose ma anche relitti ed altri oggetti.
Questo sistema rispetto a quelli già utilizzati è capace di “sfondare” la superficie dell’acqua cosa che era stata fatta in passato con le coperture nuvolose.
Il sistema di ultrasuoni permette di trasformare i segnali sonori in immagini dando cosi delle immagini tridimensionali degli oggetti sommersi. Ad oggi il sistema deve essere ancora perfezionato, riesce senza problemi a registrare dati su acque calme ma non è in grado di contrastare acque agitate. Sembra però che sia una sfida aperta che gli scienziati sono in grado di superare.
Le onde ultrasoniche riflesse vengono registrate da strumenti chiamati trasduttori. Il software viene quindi utilizzato per ricostruire i segnali acustici come un puzzle invisibile e ricostruire un’immagine tridimensionale della caratteristica o dell’oggetto sommerso.
Il prossimo passo, dicono i ricercatori, sarà condurre test in un ambiente più ampio e, alla fine, in un ambiente di mare aperto.